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Sans blister
4**R
Good recording
A good selection of Scarlatti's sonatas for anyone who wants just a representative collection, they sound right on this performance. Often they just sound wrong on a modern piano, but this is fine. All intended for a harpsichord, presumably, but this is very good.
A**N
Incantesimi scarlattiani
Frutto di una prodigiosa maturità inventiva dove si combinano creatività vulcanica e impeccabile dominio della forma, le sonate di Scarlatti rappresentano senza dubbio uno dei più affascinanti e inesauribili patrimoni musicali di ogni tempo. Non solo ogni singola pagina è perfettamente riuscita e individualizzata in modo inconfondibile, ma quasi tutte presentano per di più una fisionomia particolarmente versatile e sfaccettata, sicché risultano fra le composizioni più inclini a differenziarsi da un’esecuzione all’altra, sia che le si affronti al pianoforte sia al clavicembalo. Ne ha fornito un’egregia dimostrazione un pianista raffinato e discreto come Christian Zacharias, il quale –senza neppur bisogno di variare significativamente il tempo base, ma puntando tutto sulle risorse dinamiche ed espressive- è riuscito a presentare nello stesso disco ben venti diverse interpretazioni di un’unica sonata, per l’esattezza la K. 55.Per avere un’adeguata conoscenza del mondo scarlattiano, occorre quindi più che mai procedere sul doppio binario della visione d’insieme e dell’approfondimento in dettaglio. Dal primo punto di vista, un Baedeker senza eguali è offerto dall’integrale di Scott Ross, che comprende tutte le sonate del catalogo Kirkpatrick (548 per clavicembalo, tre per organo, cinque da chiesa per solisti vari e basso continuo), cui, volendo, si può aggiungere a titolo di appendice il disco delle sonate apocrife e dubbie incise da Mayako Soné, allieva del clavicembalista americano. Quanto poi agli itinerari di approfondimento, la discografia offre ormai agli ascoltatori orizzonti sterminati: e se pianisti come Horowitz e Marcelle Meyer o clavicembalisti come Kirkpatrick e Landowska non hanno bisogno di presentazioni, va pur detto che a riservare alcune delle sorprese più liete sono non di rado interpreti apparentemente di seconda fascia come Anne Queffélec o Alexandre Tharaud. E il discorso vale più che mai per le diciotto sonate del nostro disco, incise nel 2005 dalla pianista siriana Racha Arodaky.Allieva di Perahia, la Arodaky condivide il gusto del suo maestro per i timbri luminosi e le raffinate screziature espressive: ne rende piena testimonianza la sonata K. 466 che apre la rassegna, col suo suono cristallino e sfumatissimo e le soavità dei suoi impercettibili ritardandi. La stessa visione angelicata s’incontra nelle dolcezze lunari della K. 32, nelle movenze di minuetto liricamente idealizzato della K. 247, nei delicati intrecci contrappuntistici delle K. 213 e 462, mentre ancor più trasumanata, ai limiti dell’irreale, è la vaporosa impalpabilità del suono nella K. 208.La pianista, insomma, non fa mistero di prediligere il registro intimo: ne fanno ulteriore fede, tra le sonate più celebri, la soave “Pastorale” K. 9, cara a Lipatti e Michelangeli, e le meditazioni notturne delle K. 87 e 481, predilette da Horowitz. Ciò non impedisce che nella silloge risulti degnamente rappresentato anche il filone estroverso, con una spiccata attenzione per i ritmi di danza e una sorprendente attitudine a diversificarne le risorse espressive: così, delle tre correnti inserite in rassegna, la K. 1 è tanto sbrigliata quanto fluida e leggera, la K. 427 leggera e serpeggiante, la K. 551 piena di vigore; delle tre tarantelle la K. 159, cara a Gilels, è estroversa ed energica, la K. 209 lieve e vellutata, la K. 457 morbidamente capricciosa; e un autentico concentrato di capricciosa morbidezza sono le movenze di minuetto della K. 193, le cui svagate girandole di note cristalline fanno tornare alla mente quel passo in cui d’Annunzio paragonava le sonate di Scarlatti a una cascata di perle: anzi, passando surrettiziamente all’orbita di un altro noto tombeur de femmes, si sarebbe tentati di dire una cascata di diamanti.Come Anne Queffélec e Joanna Mac Gregor (detto incidentalmente, Scarlatti è in termini statistici uno dei compositori più congeniali alle pianiste), anche la Arodaky conclude la rassegna con la “fuga del gatto” K. 30, che, secondo la leggenda, sarebbe stata ispirata al compositore dal suo gatto Pulcinella, messosi a passeggiare sulla tastiera come nella famosa scena degli Aristogatti: vero o falso che sia, l’aneddoto concorre comunque a renderci ancor più simpatico questo inesauribile genio musicale.In conclusione, un fuggevole spunto di cattiveria in materia di pianisti mediorientali: chissà perché Bahrami è così famoso e la Arodaky no? A me, per quel poco che può contare il mio giudizio, sembra più brava lei.Il CD non contiene note illustrative, che sono però scaricabili dal sito della casa madre.
J**E
Interprétation délicate et particulièrement claire
Je suis enchanté de ce disque, dont je connaissais tous les morceaux joués au clavecin. Le piano permet des nuances qu'on peut redouter la plupart du temps (ah ces interprètes qui "s'expriment" !) mais qui ici sont au service de l'intelligibilité bien distincte de chacune des sonates.
C**N
une merveille !
Très bon enregistrement. Racha Arodakyi a une belle sensibilité et une présence rare. Le disque est une véritable merveille. Il s’écoute debout, les yeux fermés à 2 mètres entre les enceintes acoustiques. Je conseille aussi son enregistrement des préludes de Scriabine sur piano Steingraber und Söhne qui a mon sens est le meilleur facteur au monde. Il est dommage que ces enregistrement n'existe pas en Vinyle.
D**Y
Fusion éclat-douceur
Une merveille absolue que ce Scarlatti intime qui éclaire la poésie, la mélancolie du compositeur... Lumières sensuelles portées sur des sonates lentes qui nous enlacent, nous caressent... Ombres vives sur le rouge des sonates enlevées... Scarlatti aussi haut et profond que Bach et Haendel, grâce au pari magistralement réussi de Racha Arodaky de nous le faire découvrir par-delà les clichés du feu virtuose.Ici la flamme ne brûle pas l'oeuvre, elle l'éclaire et la nourrit.
V**I
Arodaky: okay!
Des morceaux magnifiques et une interprète qui continue une carrière aussi élégante qu'exigeante. Un réel bonheur.Le disque que tout le monde devrait avoir chez soi.
Trustpilot
1 month ago
1 month ago